Videogiochi ed internet sono ormai divenuti parte integrante della vita delle nuove generazioni. Ciò che offre il videogioco non si limita al semplice svago, ma permette anche di mettersi alla prova attraverso prove e sfide che rispondono al bisogno di competizione.
I principali elementi di cui bisogna tenere conto quando si parla di videogiochi sono essenzialmente tre:
I videogiochi non presentano meccanismi ipnotici che rendono passivi e incatenano alle leggi della virtualità. Sono invece un fenomeno complesso “in costante dialogo con la mente dell’individuo” (Triberti & Argenton, 2013);
Il videogioco è per prima cosa un gioco. Come affermano numerosi Autori in psicologia (Bruner, Winnicott, Bateson, Piaget ecc.), il gioco è un bisogno primario della specie umana che offre importanti opportunità di apprendimento, sperimentazione, allenamento, costruzione ed espressione del sé;
Il videogioco può svolgere funzioni di socializzazione e incrementare le capacità di apprendimento, problem-solving, percezione e memoria. Oltre a ciò, è uno strumento utile per affinare la creatività e la fantasia (Citriniti, 2013).
Quello che i genitori non sanno
Quello che si nota lavorando con gli adolescenti ed i loro genitori, è che spesso questi ultimi non conoscono abbastanza approfonditamente il complesso mondo degli interessi dei propri figli.
Durante gli incontri di formazione e divulgazione con genitori e insegnanti, ci si rende conto che la loro percezione del mondo dei videogiochi è, alcune volte, ancorata ad una visione limitata che li associa ad oggetti ipnotici. Oltre a ciò, spesso si assiste ancora al sospetto che essi siano la causa principale dei comportamenti aggressivi dei ragazzi.
Presentando il mondo dei videogiochi in tutta la sua complessità, è invece possibile mostrare quali sono quegli aspetti positivi che il medium videoludico porta con sé. Partendo dal semplice momento di svago a fine giornata fino ad arrivare ad aspetti più profondi che rispondo ai bisogni di chi gioca.
I videogiochi non sono tutti uguali
I videogiochi sparatutto, ad esempio, possono risultare affascinanti vista la presenza chiara di un piano d’azione e di uno scopo da seguire, oltre alla possibilità di prendere una posizione definita ed imporsi durante il proseguimento della missione.
Giochi d’azione e d’avventura offrono invece la possibilità a chi gioca di assumere il ruolo di un personaggio particolare, spesso dotato di abilità e poteri che permettono di superare i propri limiti. Limiti evidenti ed imposti soprattutto durante il periodo adolescenziale. Il Sé virtuale in questo caso permette di sperimentare un senso di libertà che permette di fare qualunque cosa.
Giocare ai videogiochi di genere survival può invece rappresentare, leggendola dal punto di vista psicoanalitico, la risposta ad un bisogno di esorcizzare il senso di impotenza sperimentato in adolescenza nei confronti del mondo esterno. Creare oggetti e strutture utili alla sopravvivenza può rappresentare un tentativo di sperimentare, ed infine esorcizzare, la paura di essere soli contro un mondo minaccioso.
I giochi di ruolo e gli MMORPG (acronimo che sta per Massive Multiplayer Online Role-Playing Game, in pratica un gioco di ruolo online in cui si interagisce, si collabora e ci si scontra con altri giocatori) infine, sono forse quelli che in maniera più evidente mostrano l’importanza dell’assunzione di un ruolo. Grazie al proprio corpo surrogato è possibile interagire con gli altri ed entrare in relazione con loro. L’identificazione con il proprio avatar è l’elemento essenziale del gioco e questa componente può esercitare una forte attrattiva per gli adolescenti. In particolare, coloro che presentano una scarsa autostima e un’immagine impoverita del sé possono ricercare una ricompensa nell’ottenimento di successo ed approvazione in attività socialmente riconosciute all’interno di un contesto sociale virtuale. Tra gli altri elementi di maggiore fascino ci sono: senso di appartenenza, di controllo sul proprio destino, sensazione di essere utili e possibilità di sviluppare relazioni positive con altre persone attraverso canali molto più gestibili rispetto alla relazione faccia a faccia sperimentabile ogni giorno (Citriniti, 2013).
Conoscere per capire meglio
Partire da questi concetti è fondamentale per comprendere in maniera più approfondita cosa rappresentano i videogiochi nella vita di un ragazzo o di una ragazza adolescente. Una volta capita l’importanza del gioco e dei significati che esso veicola, è possibile ragionare ed aprire una discussione anche su altri aspetti del videogame e sulle conseguenze a lungo termine di un suo utilizzo eccessivo.
La dipendenza da videogiochi, secondo una ricerca di Ricci (2008), rappresenterebbe non la causa principale che spinge i ragazzi ad un volontario isolamento sociale, ma piuttosto il sintomo di un dolore più profondo. Tale disagio sarebbe infatti dovuto ad un vissuto di impresentabilità sociale: la scelta dei ragazzi di ritirarsi dalle relazioni sociali e dedicarsi esclusivamente al mondo virtuale può poi indurre l’insorgere di una seconda problematica rappresentata dalla dipendenza da internet e dalle nuove tecnologie. L’essere dipendente da internet e dai videogiochi metterebbe quindi in ombra il problema principale e sarebbe in grado di accompagnare i ragazzi anche oltre l’adolescenza (Charmet, 2013).
Dottor Luca Barbieri
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