Come afferma lo psichiatra Thomas Hora: "Per capire sé stesso l’uomo ha bisogno di essere capito dall’altro. Per essere capito dall’altro ha bisogno di capire l’altro".
Questo contributo permette di comprendere che l'essere umano è in costante comunicazione. La psicologia, per cercare di spiegare alcuni fenomeni, deve necessariamente considerare il contesto in cui questi si verificano.
In questo senso, l'indagine psicologica deve necessariamente estendersi dall'analisi dei singoli individui all'interazione tra di loro.
Chi studia il comportamento umano passa quindi dall'analisi deduttiva della mente all'analisi delle manifestazioni osservabili all'interno delle relazioni. Il veicolo di tali manifestazioni è la comunicazione.
I diversi "livelli" della comunicazione sono:
Il livello sintattico: riguarda tutti gli aspetti relativi alla trasmissione dell'informazione;
Il livello semantico: fa riferimento ai significati del messaggio trasmesso;
Il livello pragmatico: riguarda invece il modo in cui l'informazione influenza il comportamento.
Gli assiomi della comunicazione
Nel libro Pragmatica della comunicazione umana, Paul Watzlawick tenta di fissare alcuni assiomi della comunicazione. In particolare, ne identifica cinque:
L'impossibilità di non comunicare: questo primo assioma prende forma dal fatto che il comportamento umano non ha un suo opposto, ossia non esiste qualcosa che sia un non-comportamento. Qualunque comportamento, all'interno di una relazione tra almeno due persone, ha valore di comunicazione. Questa comunicazione, inoltre, ha luogo anche quando non è intenzionale e conscia;
La presenza di un livello di contenuto ed uno di relazione: una comunicazione non soltanto trasmette informazione, ma al tempo stesso impone un comportamento. Una comunicazione può infatti trasmettere lo stesso contenuto di informazione, ma definire relazioni molto diverse;
La punteggiatura della sequenza di eventi: la punteggiatura organizza gli eventi comportamentali ed è quindi vitale per le interazioni in corso. Punteggiare in maniera sbagliata una sequenza di eventi, fa vedere sé stessi soltanto nell’atto di reagire al comportamento di qualcun altro, ma non di determinarlo;
L'esistenza di una comunicazione analogica e di una numerica: la comunicazione analogica è quella non verbale, quella numerica è invece la lingua parlata. L’uomo è l’unico organismo conosciuto che usa entrambi i moduli di comunicazione;
La presenza di un'interazione complementare o simmetrica: tutti gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull’uguaglianza o sulla differenza. In ogni relazione è possibile osservare un individuo che mette in atto un comportamento di imposizione e un altro che mette in atto un complementare comportamento di sottomissione.
Le patologie della comunicazione
Cosa succede quando questi assiomi non vengono "rispettati" o quando le regole che li governano diventano eccessivamente rigide?
Come sostiene Watzlawick, si va incontro alla comunicazione patologica.
Elencherò qui brevemente alcuni esempi di comunicazione patologica, in riferimento agli assiomi sopra esposti.
In relazione al primo assioma, ossia l'impossibilità di non comunicare, possiamo osservare che, se una persona vuole evitare la comunicazione all'interno di un'interazione, può comportarsi in diversi modi.
Uno di questi è quello di squalificare la comunicazione. Si può infatti comunicare invalidando le proprie espressioni verbali o quelle dell’altro. Ad esempio, contraddicendosi, cambiando argomento o sfiorandolo, dire frasi incoerenti e incomplete, fraintendere e dare una interpretazione letterale alle metafore. Noi italiani, come riporta lo stesso Watzlawick, siamo in testa a tutti con la risposta “ma...” che può essere usata come esclamazione per esprimere molte cose come dubbio, consenso, perplessità, rabbia, disprezzo, sarcasmo e così tante altre che, arrivati ad un certo punto, la si svuota di contenuto ed essa non significa più nulla.
Un altra comunicazione patologica che ritengo molto importante fa riferimento invece al secondo assioma della comunicazione.
Si tratta, in questo caso, della disconferma dell'altro. Quando due persone interagiscono e comunicano, tendono sempre a definire loro stesse. Gli individui non comunicano su fatti esterni alla relazione, ma definiscono in continuazione e implicitamente loro stessi.
Di fronte alla definizione che uno di due soggetti da di sé, l'altro può rispondere confermandola, rifiutandola o disconfermandola. Se i primi due casi risultano funzionali alla relazione e alla definizione che uno da di sé, il terzo caso è quello davvero problematico.
Citando W. James: “... Non ci sarebbe pena più diabolica di quella di concedere a un individuo la libertà assoluta dei suoi atti in una società in cui nessuno si accorga mai di lui”. In una situazione del genere, particolarmente alienante, si arriverebbe ad una perdita del Sé. La disconferma non rientra infatti più nei parametri di verità e falsità, ma nega il soggetto come emittente di tale definizione. Se il rifiuto equivale al “hai torto”, la disconferma equivale al “non esisti”.
In riferimento al terzo assioma, nei casi in cui si presentano discrepanze di punteggiatura, si osserva un conflitto su ciò che si considera la causa e ciò che si considera l’effetto. L’aspetto tipico di questa comunicazione patologica è che l’individuo coinvolto crede sempre e solo di reagire agli atteggiamenti e mai provocarli.
Per quanto riguarda il quarto assioma, si assiste ad una comunicazione patologica quando i due moduli di comunicazione (analogico e numerico) non combaciano. Senza scendere troppo nel dettaglio, possiamo pensare al fatto che il linguaggio numerico (che corrisponde alla lingua parlata, fondamentale per parlare e comunicare, per scambiarsi informazioni sugli oggetti e per trasmettere conoscenza) ha una sua sintassi logica complessa e di estrema efficacia, ma manca di una semantica adeguata nel settore della relazione, mentre il modulo analogico ha la sua semantica, ma non ha alcuna sintassi adeguata per definire in un modo che non sia ambiguo la natura delle relazioni (manca il “non”, non si può indicare un tempo passato o futuro). L'essere umano deve continuamente svolgere un lavoro di combinazione e traduzione dei due linguaggi per comunicare efficacemente.
Infine, per quanto riguarda il quinto assioma della comunicazione umana, le patologie dell’interazione simmetrica o complementare sono l’escalation simmetrica, che da origine alla competitività relazionale, e la complementarità rigida che può dare vita a disconferma.
Questi sono solo dei brevi esempi di comunicazione patologica. Per una trattazione più completa ed esaustiva, consiglio a chiunque sia interessato il libro precedentemente citato di Paul Watzlawick La pragmatica della comunicazione umana.
Dottor Luca Barbieri
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